Personalmente, visto il mio percorso musicale, a lungo ho tenuto le scale in posizione aperta in scarsa considerazione. Per alcuni generi, che immagino possano essere riconosciuti in quelli che fanno maggiore uso di distorsione e in cui c’è bisogno di un iper-controllo sulle risonanze e i rumori indesiderati, sono in effetti poco pratiche.
E’ quindi solo in un secondo momento che ho iniziato ad apprezzarne le possibilità timbriche e le implicazioni per un nuovo approccio alle note e le ho guardate come chi è nuovo allo studio della chitarra.
Per iniziare ad addentrarmi in questo discorso ho semplicemente raggruppato le diteggiature delle 12 scale maggiori (la figura ne conta in realtà 11, escludendo il D♭ in cui non é utilizzabile nessuna delle corde a vuoto) ordinandole (anche con un eccesso di zelo organizzativo, devo ammetterlo) in modo da disporre sulla stessa riga le tonalità che permettono l’utilizzo dello stesso numero di corde a vuoto. Ad esempio le tonalità di D, G e C sono poste sulla prima riga perché utilizzano tutte e sei le corde a vuoto, mentre quelle sulla seconda riga (A, F) solo cinque (anche se la corda “inutilizzabile” non é la stessa), e così via.
Le scale maggiori che permettono di usare tutte le corde a vuoto.
La scala di Mi Maggiore è l’unica che usa quattro delle sei corde a vuoto.
La scala di Mib Maggiore usa solo due corde a vuoto
L’unica scala maggiore che non utilizza nessuna corda a vuoto è quella di Do#.