“Armonizzare” significa sovrapporre più suoni per formare un’armonia. L’armonia moderna, quella per intenderci di derivazione jazzistica, che fa ricorso agli accordi espressi attraverso le sigle, guarda agli accordi come a entità autosufficienti, meno interessate ad essere definite chiaramente dal punto di vista funzionale, ma considerate esclusivamente sulla base delle note che li compongono. Così non è importante tanto la disposizione che queste note assumono al loro interno (il voicing) quanto piuttosto definire quale nota si trova al basso. Questo approccio “contrappuntistico-modale” distingue essenzialmente tra accordi allo stato fondamentale, rivolti e slash chords.
Immaginando un contesto modale voglio ora andare ad analizzare cosa succede sovrapponendo i suoni di una scala a una nota fondamentale mantenuta fissa al basso.
Per il primo esempio ho preso in considerazione una scala ionica, primo modo della scala maggiore, costruita per semplicità a partire da C. A questa ho sovrapposto una alla volta le sette triadi diatoniche.
Sulla chitarra questo è quello che otteniamo:
Nell’ottica modale è la nota al basso a definire il nome da dare all’accordo ottenuto ad ogni verticalità. Per questo motivo, se gli slash chords permettono di indicare ognuno di questi gruppi armonici come Dm/C, Em/C, ecc.., non viene però indicato il rapporto di queste note rispetto alla fondamentale.
Escludendo la triade sul I che ovviamente non si può far altro che indicare come tale, le triadi che contengono la nota C (cioè quelle su IV e VIm) passano semplicemente in rivolto (F/C = F64 e Am/C = Am63), mentre nel caso delle triadi IIm e IIIm in entrambi i casi le tre note definiscono insieme alla fondamentale un accordo di settima (Dm/C = Dm2 e Em/C = C73).[1]
Le triadi che a questo punto rimangono sono quella sul V e VII. L’accordo nel primo caso, oltre che essere indicato come G/C, può anche essere visto come Cma9, senza però la terza. Anche in questo secondo caso, nonostante sia formato da una triade sospesa (C-D-G), la presenza della settima maggiore conferisce all’accordo un carattere maggiore.
Infine l’accordo costruito con la triade diminuita del VII grado, estremamente tensivo data la presenza del tritono (B-F) al suo interno, dal momento che non contiene né terza né quinta della scala può solo essere indicato come VII/R.[2]
In sintesi:
Accordo Risultante |
Estensioni |
Note in comune [*] |
||
I/R |
= | I | / | / |
IIm/R |
= | II2 | 9, 11, 13 | 0 |
IIIm/R |
= | I7 | 7 |
2 |
IV/R | = | IV64 | 11, 13 |
1 |
V/R |
= | V/T (= Ima9no3) | 7, 9 | 1 |
VIm/R | = | VI63 (= I6) | 13 |
2 |
VII°/R | = | VII/T | 7, 9, 11 |
0 |
[*] Rispetto alla triade sul I grado.
L’esempio precedente può naturalmente essere trasportato in altre posizioni del manico, ad esempio con la fondamentale sulla sesta corda.
Così facendo è possibile aggiungere verso l’acuto qualche altra triade rimanendo sempre nello stesso box:
In questo modo tutto quello che suoniamo rimane entro il modo di C ionico. Per spostare la sonorità ad un differente modo di C maggiore basterà mettere al basso un altro grado della scala sovrapponendogli le stesse triadi.
________________________________
[1] I numeri associati alle sigle sono in questo caso quelli utilizzati dall’armonia tradizionale per indicare la struttura dell’accordo e dunque non definiscono la qualità (maggiore o minore) degli intervalli.
[2] Utilizzo la lettera R per indicare la fondamentale del modo, riprendendo dall’inglese root.